Prima pagina venti notizie Ventuno ingiustizie e lo Stato che fa si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità.


Purtroppo profetico, in questo caso, Fabrizio De André.


Lo abbiamo scomodato dopo aver letto, increduli, che qualche giorno fa l’Onorevole Del Mastro
Delle Vedove, attualmente Sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia, durante una
visita al carcere Bruno Magli di Taranto si sarebbe vantato di aver incontrato “solo gli agenti di
polizia penitenziaria” dichiarandosi “non abituato ad entrare negli istituti penitenziari per
recarmi alla Mecca che è il detenuto” (la citazione è letterale).


La notizia, dapprima trapelata sui social network e per questo inizialmente quasi incredibile
(seppurle fonti, autorevolissime, già la condannassero sia nella forma che nella sostanza) è oggi
riportata da tutti i quotidiani nazionali che con il solito slancio liberale si definiscono “perplessi”
accompagnando la citazione con una foto di Del Mastro con una sigaretta nella mano destra
sotto un vistoso cartello “vietato fumare”.


La violazione del divieto è, tuttavia, “forma” buona per la polemica politica; il vero sgomento è
la sostanza delle dichiarazioni.


A Ferragosto, nel giorno del 66esimo suicidio nel carcere di Parma, un uomo delle istituzioni edancor prima – un Avvocato penalista ha definito il detenuto “una Mecca” e ha dichiarato di non
essere “abituato” a fargli visita.


Potremmo ricordare all’Onorevole che le visite ferragostane in carcere dei Parlamentari,
inaugurate da Marco Pannella, sono ormai una tradizione volta a denunciare anche nel periodo
feriale la sistematica violazione dello stato di diritto del nostro Paese; che il corpo di Polizia
Penitenziaria, che fa un lavoro egregio con le poche risorse a disposizione, non è “contraltare”
del detenuto criminale, ma garante di quella tutela e sicurezza che lo Stato (in nome del quale
il Sottosegretario si esprime) deve apprestare a chi gli viene affidato; che il viaggio “alla Mecca”
per un fedele musulmano rappresenta un costosissimo rito di purificazione che conferisce una
patente di virtù per la consapevolezza che da quella purificazione deriva.